Stefano Fassina
Il lavoro prima di tutto
L'economia, la sinistra, i diritti, 2012, pp. VI-194, € 16,50
Non siamo dentro una lunga crisi ma nel mezzo di una grande transizione.
Tra il 2007 e il 2008 si è rotto l’equilibrio, insostenibile sul piano
macroeconomico, sociale e ambientale, promosso nel trentennio alle
nostre spalle dal paradigma neo-liberista. La causa di fondo della rottura non è la finanza avida e
irresponsabile. È la regressione del lavoro, dei padri e dei figli, e la
conseguente impennata della disuguaglianza di reddito, ricchezza,
mobilità sociale e, inevitabilmente, potere economico, mediatico e
politico. L’insistenza dei conservatori europei e di larga parte delle
tecnocrazie sulla ricetta liberista per uscire dal tunnel porta – è
sempre più evidente – alla fine del modello sociale europeo e delle
democrazie delle classi medie, oltre che al collasso dell’euro e
dell’Unione europea.
Le forze del centrosinistra per un lungo periodo
sono corse dietro alle mode del momento: ritiro della politica per
l’autoregolazione dell’economia; demonizzazione dell’intervento
pubblico; «meno ai padri più ai figli»; archiviazione del partito
intellettuale collettivo per il vuoto leaderismo mediatico.
Stefano Fassina, classe 1966, è dal dicembre 2009 responsabile del
dipartimento Economia e Lavoro del Partito democratico. È stato per un
lungo periodo economista al Fondo monetario internazionale e, prima e
dopo, consigliere economico al ministero dell’Economia con Carlo Azeglio
Ciampi e Laura Pennacchi, con Tommaso Padoa Schioppa e Vincenzo Visco.
Si è laureato all’Università Bocconi in Discipline economiche e sociali.
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