sabato 4 agosto 2012
Luigi Nieri: non siamo la ruota di scorta
Fa bene Luigi Nieri bene a ribadire che SEL intende costruire in Italia una forza di sinistra con un programma in grado di affrontare le contraddizioni di questi anni. Una motivazione forte che è alla base dell’iniziativa di migliaia di militanti, un leader autorevole ed il successo nelle primarie per eleggere sindaci “di nuovo tipo” hanno permesso a questo giovane partito di diventare in poco tempo una forza nazionale credibile.
Il Manifesto - 04 agosto 2012
Non è facile districarsi nel ginepraio della politica italiana. In particolare, non è facile farlo per chi, come me, ha iniziato a fare politica in anni in cui essere di destra o di sinistra significava avere idee inconciliabili. Essere di sinistra significava lottare per l’uguaglianza, la pace, la solidarietà. Essere di destra significava battersi per le fratture sociali, per la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.
Sono passati quarant’anni, delle forze politiche di allora non c’è più traccia. Oggi tutto è più difficile da categorizzare. Lo sforzo da fare, per chi crede ancora in una politica di sinistra, è offrire all’opinione pubblica messaggi chiari, coerenti, profondi, inclusivi, onesti, per orientarsi nel magma dell’attualità. A cominciare dal tracciare alcuni punti fermi. Le politiche recessive e di riduzione della spesa pubblica del governo Monti sono di destra. La cancellazione delle garanzie per i lavoratori pubblici e privati è di destra.
La negazione dei diritti civili, sociali e di cittadinanza è una politica profondamente di destra. Il proibizionismo sulle droghe è moralista e quindi di destra. Costruire centrali nucleari o non investire nelle energie rinnovabili è di destra. La cementificazione selvaggia e il mancato rispetto delle regole urbanistiche e dei piani regolatori sono anch’essi di destra: basti guardare, nel Lazio, al devastante Piano Casa Polverini - Ciocchetti (Udc). Il populismo è sempre di destra.
Di converso, è facile intuire quali siano i punti qualificanti di una politica di sinistra: lavoro sicuro e non precario, equa distribuzione delle risorse, fisco progressivo, riduzione delle spese militari, aumento delle spese sociali, giustizia mite e uguale per tutti, diritti umani universalmente garantiti senza discriminazioni di razza, orientamento sessuale, genere o di qualunque altro tipo.
Su queste basi, si può costruire con il Partito Democratico, con le altre forze di centrosinistra, con i soggetti sociali e territoriali interessati, una coalizione credibile in grado di sconfiggere le destre in Italia, e di porre fine, a Roma, all’esperienza di Alemanno. Nella capitale, come in Italia, non ci si può alleare, però, con chi non crede nell’uguaglianza degli esseri umani o con chi governa con la destra in altri enti territoriali.
A Roma, come in Italia, bisogna competere con il Pd nelle proposte e nei programmi.
In Italia, Nichi Vendola, candidandosi alle primarie per vincerle, vuole dare forza alle idee della sinistra e animare un confronto vero e partecipato sulle proposte in campo.
E a Roma? È giunto il tempo di aprire la stessa competizione con il Pd anche a Roma, per provare a prendere la guida della coalizione.
Guidare a Roma l’alleanza significa provare a rimettere al centro le periferie, la partecipazione, il protagonismo dei cittadini; rilanciare le politiche ambientali, culturali e l’altra economia; ridare ossigeno al trasporto pubblico; impedire la cementificazione selvaggia, imponendo il rispetto incondizionato dei vincoli urbanistici; fermare ogni tentativo di privatizzazione dei beni pubblici e delle aziende comunali e ripubblicizzare interamente il servizio idrico, andando oltre la situazione attuale.
Limitarsi a fare la ruota di scorta, per quanto sia nobile il ruolo del gregario, rischia invece di lasciare inalterati alcuni meccanismi che vanno rovesciati, creando discontinuità con quei poteri forti che sono stati il vero malgoverno di Roma.
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