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Il blog per le elezioni municipali e comunali del circolo SEL "Fabrizio Giovenale".

martedì 8 ottobre 2013

Il destino di Sel non è il Pd

Il leader di Sinistra ecologia e libertà (Sel), Nichi Vendola, intervistato dal Manifesto ha preso le distanze dal Partito democratico (Pd): «Il Pd non è il destino di Sel. Può essere un alleato qualora ce ne siano le condizioni. E le condizioni non sono quelle vergognose di un'alleanza in continuità con le politiche del governo Monti. Facendo anche la scenetta ipocrita di contestarle nei dibattiti pubblici: oggi non se ne trova uno, nel Pd, che difenda la legge Fornero».
PARTIAMO DA AGENDA DELLA REALTÀ - Vendola ha continuato:   «Faremo un'opposizione ancora più determinata a questo governo. Non scimmiottiamo le pratiche teatrali e populiste sul modello dei 5 stelle. Ma questo non può significare deragliare dal binario dell'opposizione. Essere sinistra di governo è una grande sfida. Perché finora ha significato essere la sinistra delle compatibilità, qualche volta della resa. Partiamo dall'agenda della realtà».
Quanto all'incontro con Matteo Renzi, il governatore della Puglia ha spiegato: «Gli ho chiesto di non rendere la discussione una compilazione di proposte shock. Abbiamo bisogno di confrontarci su una visione».
PD HA PRESO IN DOTE BERLUSCONISMO - Sulle ultime vicende del Cavaliere, il leader di Sel ha commentato: «Il politichese solleva solo cortine fumogene. Si è tentato di separare Berlusconi dal berlusconismo costruendo una mitizzazione negativa tutta legata alla persona, piuttosto che un'analisi critica dell'intero ciclo culturale. Con un esito paradossale: che il viale del tramonto del Cavaliere si compie con Berlusconi che lascia in dote al centrosinistra il berlusconismo».
SINISTRA NON CONIUGA SPERANZA CON CONCRETEZZA- Vendola ha concluso: «Da quanti anni il centrosinistra fa il tifo per il migliore del centrodestra, da Fini in poi, e cerchiamo di migliorare il centrodestra? Lo sguardo non mai è sul perché il centrosinistra perde le partite fondamentali in tutta Europa. Questo riformismo gira a vuoto perché gli manca la capacità di coniugare la speranza con scelte concrete».

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