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Il blog per le elezioni municipali e comunali del circolo SEL "Fabrizio Giovenale".

giovedì 8 gennaio 2009

Agro romano: anche un campo nomadi a Castel di Guido ?

Foto di Andrea Cannata
Castel di Guido, 45esima zona dell´Agro romano  e Settecamini, sesta zona. Se oggi non accadrà un miracolo, è in queste due aree del comune di Roma che saranno trasferiti i nomadi del Casilino 900 e degli altri campi in condizioni drammatiche. Il miracolo è quello che il prefetto Giuseppe Pecoraro tenterà di evocare stamattina in un vertice con i sindaci della provincia e i presidenti dei municipi: proverà a convincerli ad ospitare piccoli o grandi insediamenti  o persino singole famiglie rom. 
Il piano prefettizio punta a alleggerire il peso che grava su Roma, offrendo contropartite sociali e garanzie di un assiduo controllo dei nuovi campi. Una mission impossible viste le antiche diffidenze e la forte opposizione dei residenti. 
L´area deve essere proprietà comunale o pubblica, perché acquistarla renderebbe l´operazione costosissima. Dev'essere libera da vincoli e facilmente allacciabile alla rete idrica e fognaria, alla luce e al gas,  lontana dalle case, facilmente presidiabile e abbastanza vicina ai mezzi pubblici.   
 Il modello sarà Castelromano, con prefabbricati allacciati alle utenze e un presidio fisso  pagato dal ministero degli Interni.
 Campi nomadi: si è preferito lucrare consenso agitando spettri perchè incapaci ad affrontare una questione essenzialmente sociale e culturale, di Salvatore Bonadonna.
Tre anni fa il campo storico di Vicolo Savini fu "trasferito" a Castel Romano, su un area naturale protetta tutelata dalla Regione Lazio, di privati tuttavia, con un costo complessivo, ad oggi, di oltre 13 milioni di euro, con il coordinamento politico del sindaco Veltroni e dell'allora Presidente dell'XI municipio Smeriglio. Anche a Castel Romano vivono nei container. La politica dei campi è degradante da tutti i punti di vista: della dignità umana, del rispetto personale e del gruppo e sotto il profilo economico. I campi costano. Ad arricchirsi sui campi sono le strutture economico-sociali che lucrano e i capi famiglia delinquenti. Gli altri, gli operatori sociali, le tantissime persone per bene che abitano nelle roulotte e che hanno la ventura di essere zingari, i bambini che giocano nel fango e non vanno a scuola, quelle sono le vittime.
Vorrei dire ad Alemanno che un programma di case popolari per romani e per rom e immigrati e un programma di formazione e lavoro a gestione pubblica darebbe risposte più efficaci al problema dei campi nomadi, a quello degli immigrati e a quello dei senza casa. Sia in termini di qualità che in termini di sicurezza e, come è facile calcolare, perfino in termini di costi. Perché non pensarci seriamente invece di dovere continuare tristi sopralluoghi sulle disgrazie e le miserie e rituali impegni per generiche soluzioni future? (stralcio da Liberazione del 7/6/08)

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